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Enoturismo in Italia: strategie e modelli organizzativi per un settore in evoluzione

Il nuovo paradigma dell’enoturismo in Italia: tra pragmatismo e modelli evoluti

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Nel panorama turistico italiano, l’enoturismo si posiziona sempre più come leva strategica per le aziende vitivinicole e per le destinazioni territoriali. Un fenomeno che va oltre la semplice visita in cantina: è trasformazione dell’offerta, professionalizzazione dell’accoglienza e ristrutturazione dell’esperienza. È quanto emerge chiaramente dall’analisi recente di più studi, report e casi regionali.

Un comparto in crescita ma anche in evoluzione

Secondo l'Unione Italiana Vini, l’enoturismo italiano conta circa 15 milioni di visitatori e un fatturato stimato in 3 miliardi di euro, dati che segnalano un settore ormai maturo, ma ancora in fase di ridefinizione organizzativa. Di fronte a questi numeri, non basta più aprire le porte un weekend all’anno: serve maturità imprenditoriale, visione strategica, cultura d’impresa.
Dal report internazionale Global Wine Tourism Report 2025 emerge inoltre che l’offerta enoturistica assume un peso crescente come driver di sviluppo nelle economie rurali, ma con una crescita ancora disomogenea tra regioni e paesi. In buona sostanza, l’opportunità è grande, ma gli strumenti e la governance devono adeguarsi.

Modello toscano: paradigma e laboratorio

Un caso esemplare in Italia è la regione Toscana, che viene più volte citata come modello vincente dell’enoturismo in Italia. Il rapporto del Centro Studi Enoturistici e Oleoturistici (CESEO) dell’Università LUMSA per il Movimento Turismo del Vino Toscana rileva alcuni elementi distintivi:
  • Accoglienza prevalentemente familiare (circa 63 % delle cantine)
  • Forte valorizzazione del paesaggio (95 %) e della componente storico-culturale (74 %)
  • Offerta esperienziale diversificata: il 63 % delle cantine toscane propone almeno cinque esperienze enoturistiche distinte
  • Posizionamento premium in una parte consistente delle strutture: circa il 66% delle aziende ha un’offerta “premium” posizionata mediamente tra 60 e 90 euro.
In sostanza, questo modello unisce identità territoriale, qualità dell’accoglienza, e esperienze integrate, rendendo l’enoturismo non solo attrattiva, ma sistema economico-gestionale.

Le sfide per trasformare l’enoturismo in asset strategico

Nonostante le eccellenze, emergono delle criticità comuni che richiedono interventi operativi e professionali:
  • Apertura nel weekend: in Toscana il sabato è coperto dal 71 % delle cantine, ma la domenica solo dal 47 %. Limite alla massimizzazione della domanda
  • Dimensione formativa e competenze: le aziende segnalano la necessità di migliorare in comunicazione digitale, lingue straniere, marketing esperienziale
  • Organizzazione e governance: il dossier UIV segnala come la crescita “spontanea” dell’enoturismo necessita ora di modelli organizzativi, pianificazione economica e figure professionali dedicate.
Per gli operatori del settore hospitality e turismo, ciò significa considerare l’enoturismo come non solo “visita in cantina” ma “prodotto turistico” completo, che richiede storyboard, segmentazione, posizionamento, pricing, fidelizzazione e integrazione con altri asset (ospitalità, gastronomia, esperienze territoriali).
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L’accelerazione della formazione e delle reti territoriali

Un recente esempio operativo è il progetto Lugana Lab promosso dal Consorzio Tutela Lugana DOC, che rappresenta una best-practice nell’adozione del paradigma enoturistico come leva strategica. Il laboratorio, avviato nell’ottobre 2025, punta a trasformare l’enoturismo in asse strategico per le cantine della denominazione, attraverso formazione, esperienze pratiche, sharing di good-practice e networking.

Questo tipo di iniziativa segnala chiaramente il passaggio: da “apertura occasionale” a “piano integrato di sviluppo enoturistico”. Per le aziende del settore turistico / ospitalità (tour operator, DMC, hotel relais, agriturismi), l’opportunità consiste nel collaborare con le cantine, attivando pacchetti esperienziali, co‐brand, eventi dedicati, e sfruttando la spinta verso la professionalizzazione.

Il ruolo crescente del sentiment e dell’abbinamento vino-gastronomia

Nel contesto della domanda turistica, un ulteriore fattore emergente è il sentiment legato all’enogastronomia: per la Toscana il comparto “food & wine” viene identificato come “la terra del sogno”, con un indice di sentiment superiore di quasi due punti percentuali rispetto al resto d’Italia.
In questo senso, l’enoturismo in Italia beneficia della sinergia con la gastronomia, il paesaggio e la cultura locale. Il binomio vino‐cibo diventa dunque un driver esperienziale fondamentale: degustazioni tematiche, abbinamenti locali, eventi in cantina con chef, cooking class legate al vino.

Implicazioni per gli operatori del turismo e dell’ospitalità
Alla luce delle evidenze, ecco alcuni elementi chiave da considerare se si opera nel segmento enoturistico o si intende attivare partnership nel comparto:

  • Segmentazione del target: non solo appassionati vino, ma gruppi MICE, incentive, coppie luxury, famiglie. Il modello toscano dimostra l’efficacia della diversificazione dell’offerta
  • Esperienze integrate: l’offerta deve includere cantina + paesaggio + cultura + gastronomia. Uno storytelling forte rende l’esperienza distintiva
  • Professionalizzazione dell’accoglienza: formazione del personale, digitalizzazione, lingue, accessibility; tennis per il weekend, orari flessibili, prenotazioni online
  • Pricing coerente e proposta premium: posizionare l’esperienza e saper comunicare il valore differenziato. In Toscana un’offerta premium tra 60-90 € è già standard
  • Partnership territoriali: hotel, ristoranti, cantine e attrazioni devono lavorare in sinergia, per creare itinerari wine & stay
  • Fidelizzazione e community: l’enoturista non è “solo” un ospite: può diventare ambassador del brand e del territorio. Le iniziative di formazione come Lugana Lab lo sottolineano
  • Monitoraggio e dati: adottare modelli organizzativi che prevedano KPI sull’esperienza, margini commerciali generati dall’enoturismo, vendite dirette in cantina, vendite D2C.
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Conclusione

L’enoturismo in Italia è in fase di trasformazione: da fenomeno emergente ad asset strategico. I modelli più avanzati, come quello toscano, mostrano che la combinazione di accoglienza, identità territoriale, diversificazione dell’offerta e professionalizzazione rappresenta la via vincente. Per gli operatori del turismo e dell’ospitalità, l’invito è chiaro: non limitarsi a “visite in cantina”, ma strutturare un’offerta esperienziale integrata e competitiva, allineata agli standard internazionali e alle aspettative di una clientela sempre più esigente.

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